Dita di dama: il lavoro in fabbrica declinato al femminile

” Dita di dama “, ovvero il lavoro al femminile, visto con gli occhi di una ragazza che alla fine degli anni ’60, suo malgrado, si vede costretta ad andare a lavorare in una fabbrica di televisori. Lei è Maria, e sue sono le “ Dita di dama ”, affusolate e curatissime, che danno il titolo allo spettacolo teatrale che Filcams Cgil (con la collaborazione del suo Centro Studi) ha voluto promuovere in tournée in dieci località italiane. Maria (interpretata da Laura Pozone, che con Massimiliano Loizzi ha curato adattamento e regia dall’omonimo romanzo di Chiara Ingrao) vive nel periodo forse più vivo e tormentato della storia italiana, e si trova a fare i conti con le paure e le preoccupazioni dei giovani del tempo, non così lontane da quelle dei giovani d’oggi.

Lo spettacolo si snoda tutto tra il 1969 e il 1972 (nel finale si farà cenno ai moti di Reggio Calabria), anni difficili, caratterizzati dalla nascita del terrorismo e della strategia della tensione, che però vengono lasciati ai margini di questa narrazione. La realtà storica viene vista con gli occhi di Maria, che non si rassegna ad un destino che appare già scritto (è il padre padrone a scegliere per lei l’ingresso in fabbrica) e affronta le difficoltà della vita con la sagace ironia che le permette di ritagliarsi addosso i panni della “dura”, di donna forte capace di scrollarsi di dosso la timidezza conquistando ampi spazi di libertà e dignità.

Maria vive da protagonista le lotte operaie del periodo, declinate nei rapporti con colleghi e colleghe, costellate dalle liti in famiglia o dai primi innamoramenti. Un periodo che Maria vive con leggerezza, nonostante tutto, e che porta a pensare come quella stagione non sia forse mai uscita dalla nostra storia e ne condizioni, in parte, anche quella attuale. Cambia il lavoro, ma non cambia l’aspirazione di ogni lavoratrice e lavoratore di un futuro migliore.

Sarà una grande Laura Pozone ad accompagnare, da sola in scena, gli spettatori in questo viaggio nel tempo, tratteggiando con leggerezza e profonda sensibilità tutti i personaggi che gravitano attorno alla protagonista.

Il calendario

 

Il tour targato Filcams di “ Dita di Dama ” ha debuttato il 7 marzo a Modena e proseguirà fino a maggio toccando dieci località da nord a sud, inserito in iniziative ed eventi promossi per parlare di diritti e del gap di genere che ancora incombe su molti settori lavorativi.

Il tour proseguirà toccando le località di:

  • Limena (PD) il 20 marzo
  • Bolzano il 21 marzo
  • Firenze il 23 marzo
  • Torino il 29 marzo
  • Monfalcone (GO) il 7 aprile
  • Bari il 10 aprile.

E ancora a Perugia (aprile), Vibo Valentia (aprile) e Roma (maggio) in date ancora da definire.

Nel corso delle serate saranno raccolti fondi da destinare ai centri antiviolenza sulle donne presenti sui territori.

Parla Laura Pozone, alias Maria

Lo spettacolo racconta un’Italia a cavallo tra la fine dei ’60 e i primi ’70 diversa da come viene letta dalla “storia” ufficiale, passata sotto la lente, invece, delle lavoratrici e dei lavoratori. È così?

L’autrice ci teneva moltissimo a non raccontare il Sessantotto esclusivamente come anticamera degli anni di piombo, del terrorismo e della strategia della tensione. Come sottolinea lei – e io sono perfettamente d’accordo – in caso contrario si mettono in primo piano i terroristi. E non è così. Chiara ingrao ha voluto affrontare e raccontare un altro aspetto: il 1969 operaio, fatto di conquiste e di lotte che hanno portato tanti benefici, frutto delle battaglie di donne e uomini scesi in piazza a combattere in prima persona.

Nel racconto pare che, nel dramma di quel periodo, non si possa rinunciare ad una buona dose di ironia. Perché questa scelta?

Perché una fortissima autoironia è presente nel romanzo stesso da cui è tratto lo spettacolo. I personaggi sono buffi e le situazioni vissute da Maria sono in gran parte divertenti. Le stesse colleghe, e i colleghi, sono persone vere e veraci della periferia romana. In quegli anni c’era una grande gioia, che viene rappresentata nel romanzo e nel mio monologo. Sono stati anni di lotte, ma anche di felicità, conquiste, diritti e divertimento. La stessa Chiara Ingrao sottolinea sempre che anche durante gli scioperi e le manifestazioni si rideva, perché quelli non erano solo anni di piombo.

In quelle storie, secondo te, si rispecchiano elementi che caratterizzano l’Italia di oggi?

Sì. A differenza che nel romanzo, io e Massimiliano Loizzi abbiamo introdotto la figura di una narratrice. La sua identità si scoprirà solo alla fine, con la funzione di rapportare a oggi il tutto.

Sul lavoro Maria cresce, matura, cambia. Sarà un cambiamento indolore?

Tutt’altro, soprattutto in termini di vita personale.  Quando ci si trova di fronte a una scelta di vita si imboccano strade che portano inevitabilmente ad affrontare delle novità, si mette nel conto che ci sarà un cambiamento. Per saperne di più, però, dovrete leggere il libro e venire a vedere lo spettacolo.