Mense aziendali. Sindacati e Associazioni Datoriali scrivono al Ministero del Lavoro e al MISE: necessaria l’apertura di un Tavolo di crisi di settore

Aprire quanto prima un tavolo di crisi specifico per il settore delle mense aziendali. Lo chiedono le organizzazioni sindacali Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, e le associazioni di categoria, Angem, Legacoop Produzione e Servizi, Confcooperative Lavoro e Servizi, Agci, preoccupati per il settore della ristorazione collettiva, in crisi per il perdurare del forte utilizzo dello smart-working nelle aziende committenti e dei processi di riorganizzazione che questo comporterà anche per i servizi di mensa.

Una situazione di grave difficoltà, sia dal punto di vista produttivo che occupazionale, che ha visto le associazioni datoriali e i rappresentanti dei lavoratori scrivere ai Ministri del Lavoro, Andrea Orlando, e dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, per chiedere un loro chiaro, urgente e tempestivo intervento.

“Le lavoratrici e i lavoratori del comparto – afferma la segretaria nazionale di Filcams Cgil Cinzia Bernardini – sarebbero rimasti senza copertura economica dal 10 ottobre, per la previsione della condizionalità tra il ricorso agli ammortizzatori dell’appaltatore e del committente. L’estensione di 13 settimane degli ammortizzatori sociali in deroga Covid-19 è un segnale senza dubbio positivo che mette in sicurezza le persone, ma servono ulteriori interventi e proroghe utili a gestire anche temporalmente la fase di riorganizzazione, tutelare l’occupazione e a non disperdere le competenze e le professionalità acquisite, anche assicurando un sostegno specifico ai lavoratori della ristorazione collettiva”.

Nel comparto delle mense aziendali il maggior ricorso allo smart-working per i dipendenti diretti dei committenti e la conseguente chiusura delle mense, in aziende comunque operative, continuerà ad avere effetti sul lungo periodo con grande incertezza per il futuro.

A fronte di questa situazione e in mancanza di interventi, le ricadute occupazionali rischiano di diventare inevitabili, con la possibile fuoriuscita dal mercato del lavoro di migliaia di lavoratrici e lavoratori, in un comparto in cui la componente femminile rappresenta oltre l’80% del totale degli occupati, circa il 50% dei lavoratori ha oltre 50 anni, il 90% degli addetti ha un contratto a tempo indeterminato.

“Il comparto – dice Marzia Tanzini, che per Filcams Cgil segue le lavoratrici e i lavoratori delle mense di Milano, dove hanno sede tra le maggiori aziende committenti – sta subendo una situazione difficile da recuperare; nella migliore delle ipotesi non si riuscirà a mantenere più del 50 per cento degli occupati. Molte mense hanno chiuso e non riapriranno, con le aziende committenti orientate a fornire ai propri dipendenti dei buoni pasto. Al tavolo di crisi dovremo portare la richiesta di una necessaria  riforma degli ammortizzatori e l’avvio di percorsi formativi che consentano la ricollocazione dei dipendenti”.

Nel solo comparto delle mense aziendali, sono a rischio oltre 10mila lavoratori. L’apertura di un tavolo di crisi per il settore sarebbe utile anche per la gestione delle prime grandi vertenze che si stanno affrontando a seguito della forte riduzione dei servizi di ristorazione decise dalle più importanti aziende dei settori delle telecomunicazioni, del credito/assicurativo e dell’informatica/ITC. L’esempio forse più significativo è quanto sta accadendo in Telecom, dove la committenza ha proceduto alla riduzione del servizio; a fronte di ciò l’impresa subentrante, non si sta rendendo disponibile ad attivare la clausola sociale e la procedura di cambio di appalto, non rispettando quanto previsto dal Contratto nazionale di lavoro di settore. Un primo caso emblematico di cui temiamo la negativa ripetizione anche in altri contesti, caratterizzati dalle dinamiche del cambio di appalto.

“È pertanto urgente e prioritario – conclude Bernardini – avviare una riflessione più ampia sulle conseguenze e gli impatti economici che un ricorso strutturale al lavoro da remoto ha e avrà su una ampia parte di indotto economico connesso alla mobilità lavorativa, in cui rientra a pieno titolo anche la ristorazione collettiva”.

Nella lettera ai ministri tutte le Parti Sociali firmatarie del Contratto Nazionale di categoria, illustrano anche l’importanza complessiva del settore della ristorazione collettiva, sottolineandone la funzione sociale in tutti i suoi comparti: nella refezione scolastica dove il pasto, riconosciuto parte integrante dell’offerta formativa, è un importante momento di educazione alimentare, di inclusione e di uguaglianza sociale; nella ristorazione ospedaliera è un fondamentale supporto alla terapia riabilitativa; nelle strutture socio-assistenziali contribuisce ad una corretta nutrizione; nelle mense aziendali è strumento di socializzazione, di diffusione di sane ed equilibrate abitudini alimentari ed in generale di welfare per i dipendenti.