L’evoluzione del mercato del lavoro nel Terziario

Presentata la ricerca promossa da Ebinter e Quadrifor

Ha preso avvio a ridosso della emergenza pandemica il lavoro di ricerca promosso da Ebinter e Quadrifor con il supporto dalla Doxa, sull’Evoluzione del Mercato del lavoro nel Terziario, e si è trovato a indagare le tendenze e le dinamiche del comparto proprio durante la crisi sanitaria, analizzandone le ripercussioni nei contesti di lavoro e nella regolazione dei rapporti attraverso i contratti.

Sono state osservate le trasformazioni portate dall’uso, resosi necessario, delle tecnologie digitali, a livello organizzativo e operativo, cambiamenti che in alcuni casi hanno dato inizio a nuove attività sperimentali o completato processi già avviati.

Ne è emerso un nuovo paesaggio lavorativo, dal quale il comparto riparte, mutato e rinnovato.

Dalla ricerca, che è stata presentata a Roma nei giorni scorsi, è emersa la forte contrazione occupazionale di alcuni settori di area turistica: alberghiero, ristorazione e servizi ricreativi.

Il terziario è risultato popolato prevalentemente da giovani, con un 59% di addetti sotto i 35 anni, dato che prelude alla mobilità di lavoratrici e lavoratori verso altri settori con l’aumentare dell’età, senza distinzione tra tipologie di contratto. La ricerca ha evidenziato che i contratti transitori interessano soprattutto la forza lavoro femminile, mentre quelli a tempo indeterminato sono occupati prevalentemente da uomini.

Solo il 41% lavora a tempo pieno, il contratto con le retribuzioni più alte: le variazioni delle retribuzioni nel tempo pieno registrano piccole differenze tra i diversi contratti del comparto – anche in relazione al genere, sottolinea la ricerca – mentre nelle retribuzioni part-time si registrano valori più alti nei contratti della Cooperazione, soprattutto a vantaggio delle donne.
Il CCNL di Confcommercio – sottoscritto da Filcams, Fisascat e Uiltucs – copre il 91,5% degli impiegati, quindi gli altri contratti riguardano quote marginali di addetti.

Gli impiegati del terziario sono in prevalenza al nord, dove si registrano anche le retribuzioni più alte. Queste ultime si differenziano anche in relazione alla tipologia di lavoro, e sono più cospicue tra le qualifiche specialistiche dei servizi.

La ricerca ha poi analizzato gli effetti della stagnazione salariale e il Gender pay gap che interessa il comparto: da quest’ultimo focus è emerso che sono state le donne a fare maggiormente le spese della crisi sanitaria in termini occupazionali, insieme ai lavoratori stranieri, in modo particolare nei servizi domestici, nell’alberghiero e nella ristorazione. Altro dato riportato è che gli aumenti salariali previsti con l’anzianità di servizio sono inferiori per le donne, ad eccezione dei contratti part-time, dove invece sono penalizzati gli uomini.

L’ultima parte della ricerca è dedicata ai cambiamenti organizzativi introdotti dalle imprese per reagire alle chiusure che si sono succedute nel periodo e agli effetti che queste trasformazioni hanno comportato nelle funzioni lavorative.

Primo elemento ad emergere è l’aumento delle vendite online con le sue ripercussioni sul retail, ma anche il supporto digitale necessario nella individuazione e presentazione dei prodotti, ormai elemento stabilmente presente.
“L’arrivo della crisi – si legge – ha rappresentato un momento di bilancio per le imprese sullo stato di avanzamento sulla digital transformation”: si tratta di cambiamenti rapidi, irreversibili e di forte impatto per il comparto.

Nel corso della presentazione la ricerca è stata discussa in una tavola rotonda alla quale hanno preso parte Maria Grazia Gabrielli, segretaria generale di Filcams Cgil, Davide Guarini, segretario generale Fisascat Cisl, Brunetto Boco, segretario generale Uiltucs e Donatella Prampolini, vice presidente Confcommercio, con la moderazione di Andrea Pancani, vice direttore La7.

Maria Grazia Gabrielli ha rimarcato i dati relativi al tema del Gender gap e alla condizione delle lavoratrici e lavoratori del settore terziario e ha sottolineato la necessità di una normativa di supporto al lavoro, dalla rappresentanza per eliminare il dumping contrattuale alla riduzione delle forme contrattuali precarie. “Fondamentale – ha detto la segretaria – è anche il ruolo che le Organizzazioni sindacali sono chiamate a svolgere con la contrattazione e quindi con il rinnovo del contratto nazionale, strumento per affrontare anche le innovazioni tecnologiche in corso e tutti i cambiamenti introdotti dalla pandemia, dall’e-commerce a una nuova modalità di concepire il consumo, all’investimento sulla formazione per aggiornare e irrobustire le competenze delle lavoratrici e dei lavoratori e per renderli meno vulnerabili di fronte ai cambiamenti”.

Gabrielli ha ricordato come stabilità delle condizioni di lavoro e di reddito siano gli obiettivi centrali per l’occupazione nel settore, perché “lavoro non può essere sinonimo di una condizione di precarietà”.