Il nuovo CCNL Federfarma apre la strada anche al rinnovo con Assofarm

Il rinnovo del Contratto Nazionale delle farmacie private (siglato il mese scorso da Filcams, Fisascat e Uiltucs con Federfarma) sta facendo da apripista anche alla trattativa con Assofarm, per il rinnovo del CCNL dei dipendenti di farmacie speciali (ex municipalizzate).

La trattativa è ripresa in maniera ufficiale dopo che nei mesi scorsi c’era stato un primo incontro nel corso del quale Assofarm aveva espresso una sua prima disponibilità alla ripresa del confronto negoziale. Di fronte alla risposta dei lavoratori delle farmacie durante la crisi sanitaria sarebbe impossibile sostenere una differenza di trattamento tra i lavoratori dei due comparti del settore, farmacie speciali e farmacie private.

Nel corso della riunione si è definito un calendario di incontri che permetteranno di impostare il negoziato entrando nel merito del rinnovo. Salario, organizzazione del lavoro, welfare, emergenza covid sono solo alcuni degli argomenti che le parti dovranno trattare nel corso dei prossimi incontri programmati per i giorni 19 e 27 ottobre.

Il nuovo CCNL Federfarma

Il nuovo Contratto Nazionale siglato con Federfarma contiene una serie di elementi positivi quali la definizione del nuovo inquadramento professionale dei “quadri” (con la definizione del livello Q2), l’introduzione dell’assistenza sanitaria integrativa, la ridefinizione del sistema della bilateralità, la costituzione degli osservatori territoriali e nazionali sulla gestione dei protocolli di tutela dalla diffusione del covid e il riconoscimento economico della prestazione professionale della vaccinazione da covid effettuata dai farmacisti. L’aumento salariale è di 80 € (al livello 1) da erogare in una unica tranche con la retribuzione del mese di novembre 2021.

Nei prossimi giorni partirà la campagna informativa che si articolerà su due iniziative: una campagna social con una serie di schede informative che illustrano nel dettaglio i contenuti dell’accordo e una campagna di assemblee territoriali nel corso delle quali spiegare l’importanza del contratto, i suoi contenuti e il percorso negoziale che lo ha determinato.

Le assemblee potranno essere svolte nella forma e nella definizione territoriale che si riteranno più efficaci dal punto di vista organizzativo: in presenza o videoconferenza e a dimensione regionale o provinciale. La campagna di assemblee si concluderà entro il 12 novembre.

Per il 20 ottobre è inoltre convocato un coordinamento nazionale unitario, per attivare alcuni degli impegni che con il contratto sono stati assunti: in particolare la costituzione degli osservatori nazionali sui protocolli di tutela dal Covid.

A distanza di otto anni dalla scadenza del precedente contratto, il rinnovo va salutato con soddisfazione, anche se le voci tra i lavoratori non sono tutte pienamente concordi. Tra gli aspetti positivi va sottolineato, innanzitutto, il rinnovo in sé, che sblocca una situazione di incertezza di tutto il settore, con stipendi fermi da anni e l’impegno profuso indistintamente da tutte le lavoratrici e i lavoratori del comparto durante l’emergenza pandemica.

“Da lavoratore sono lieto di avere finalmente un contratto rinnovato, lo aspettavo da otto anni”, afferma Maurizio Fantoni, farmacista di Milano. “Per capire questa intesa bisogna contestualizzarla: ricordiamoci da dove siamo partiti e ricordiamo le posizioni della controparte, che probabilmente non l’avrebbe rinnovato. Aver firmato è senza dubbio positivo”.

“Sui diritti abbiamo guadagnato qualcosa – conclude Fantoni – sono state inserite figure professionali che prima non c’erano, determinate dalla situazione di pandemia. È stato preso atto che le farmacie stanno cambiando: sta prendendo piede la farmacia dei servizi, le vecchie figure troppo rigide erano ormai superate”. 

“Sono molto contenta. Non avere un contratto per otto anni, con lo stipendio fermo, non è stato piacevole”, dice Vania Taglioli, farmacista di Prato. “I servizi all’interno delle farmacie – prosegue – sono aumentati anche prima della pandemia; molte attività si sono aggiunte alla tradizionale somministrazione del farmaco”. Con l’arrivo del Covid, poi “abbiamo dovuto affrontare anche le paure dei pazienti – dice ancora – lavorare con mascherine, visiere e guanti, dietro a uno schermo di plexiglass. Senza parlare dei tamponi e dei vaccini: il farmacista non è preparato a fare punture, ci hanno preso alla sprovvista; quindi, abbiamo fatto corsi per imparare a vaccinare. A questo si aggiunge, naturalmente, il contatto quotidiano con possibili positivi. Insomma, è stata una situazione assolutamente non facile”.

“Tornare al tavolo delle trattative – conclude – è stato molto positivo, perché ha visto il riconoscimento delle nostre nuove mansioni. E poi c’è l’istituzione del comitato Covid che nelle farmacie più piccole spesso mancava”.