Concessioni balneari: il Governo avvia la riforma, per la Filcams prioritaria la salvaguardia e la qualità dell’occupazione

Il Consiglio dei ministri ha dato recentemente il proprio via libera (all’unanimità) alla riforma delle concessioni balneari, accogliendo in pieno le indicazioni del Consiglio di Stato che ha reputato inapplicabile la legge del 2018 che proroga al 2033 tutte le concessioni in essere.

Una decisione che mette in luce l’urgenza di una normativa che definisca in modo chiaro principi e criteri delle nuove assegnazioni, che dovranno essere messe a gara a partire dal 2024.

A seguito del pronunciamento del Consiglio di Stato e del Governo, molte associazioni e rappresentanze sindacali dei lavoratori si sono espresse favorevolmente, con i dovuti “distinguo”, sollecitando sì una riforma organica che tenga però conto di aspetti non trascurabili nella definizione dei requisiti per partecipare alle gare e dei parametri utilizzabili nei criteri di assegnazione.

Altro aspetto non trascurabile è l’adeguato equilibrio tra le aree demaniali in concessione e le aree libere o libere attrezzate, ma anche un giusto rapporto tra tariffe proposte e qualità del servizio per tutti, anche per i disabili. E l’accesso al mare gratuito garantito a tutti con la previsione di una costante presenza di varchi (disposizione già prevista per legge ma ad oggi spesso disattesa con palesi violazioni e abusi).

Il tutto dovrebbe essere contenuto in uno o più decreti legislativi, che il Governo dovrebbe adottare entro i prossimi sei mesi, per definire i contorni di un intervento definitivo che disciplini le concessioni.

“Gli obiettivi – spiegano fonti di Palazzo Chigi – sono quelli di assicurare un utilizzo più sostenibile del demanio marittimo, di favorirne la pubblica fruizione e di promuovere un maggiore concorrenza sulle concessioni balneari”.

Tra i principi dei decreti legislativi – si legge nella bozza – andranno definiti “presupposti e i casi per l’eventuale frazionamento in piccoli lotti” e individuato un “numero massimo di concessioni” di cui si può essere titolari per “favorire l’accesso delle microimprese e delle piccole imprese”, oltre agli “enti del terzo settore”. Attenzione particolare anche alla riduzione dell’impatto ambientale, sul paesaggio e sull’ecosistema.

L’impatto sull’occupazione

Poco o nulla, invece, viene detto sulle conseguenze che una riforma potrebbe avere sull’occupazione, se non una generica e scarsamente incisiva “previsione di clausole sociali per promuovere la stabilità occupazionale del personale impiegato dal concessionario uscente” contenuta nella bozza elaborata dal Governo.

I sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, dopo il pronunciamento della giustizia amministrativa e del Governo, lanciano l’allarme rispetto al rischio occupazionale per i lavoratori diretti e in appalto in forza presso le oltre 60 mila concessioni demaniali marittime delle quali circa 12 mila per stabilimenti balneari, sollecitando un necessario quanto urgente confronto tra tutti gli attori in campo per garantire, nella crisi senza precedenti del settore, continuità e sostenibilità dell’occupazione per le migliaia di lavoratrici e lavoratori coinvolti. In considerazione dell’istituzione ad inizio anno di un tavolo interministeriale in materia, le stesse sigle sindacali hanno provveduto a sollecitare il Ministero del Turismo, il Ministero dello Sviluppo Economico e il Dipartimento per gli Affari Regionali e le Autonomie ai fini dell’avvio di un confronto tra le Parti sociali del comparto.

Nel frattempo, però, le Regioni e gli Enti locali hanno già iniziato a muoversi, indicando quali sono, per loro, le priorità, coinvolgendo tutti i soggetti coinvolti nella gestione dei servizi in concessione.

Le proposte della Riviera Romagnola

“È evidente – interviene nel dibattito Paolo Montalti, segretario generale di Filcams Cgil Emilia-Romagna – che l’intervento di riforma delle concessioni e la loro messa in gara tramite pubblica evidenza era ormai non più rinviabile, per rimediare agli errori fatti da quei governi che non hanno voluto affrontare la questione e da chi ha sostenuto quella “non scelta”.

Una prima valutazione su questa legge delega porta i rappresentanti dei lavoratori ad esprimersi con cauto ottimismo, nella speranza che tutti i temi sollevati in questa fase di primissimo confronto vengano ripresi e sviluppati nella legge che dovrà vedere la luce nei prossimi sei mesi. 

“Chiaramente  – prosegue Montalti – per noi le priorità devono essere quelle della tutela dell’occupazione, considerato il fatto che in questo settore la quasi totalità degli addetti sono lavoratori stagionali, in alcuni casi anche altamente professionalizzati come gli addetti al salvataggio, servizio questo che ad esempio in Emilia-Romagna, così come organizzato in forma collettiva, dà ulteriore valore all’offerta complessiva turistico balneare;  salvaguardia dell’occupazione che passa necessariamente attraverso una corretta applicazione dei contratti collettivi, della regolarità nei rapporti di lavoro e della difesa della legalità; dallo sfruttamento delle concessioni pubbliche devono provenire benefici per tutti, imprese, lavoratori, cittadini e consumatori: in questa ottica è importante anche la tutela ambientale e noi anche su questo abbiamo fatto una proposta.

Un auspicio, infine. “Le Regioni e gli Enti locali dovranno avere un ruolo determinante nella definizione dei bandi per la messa a gara delle concessioni e in quell’ambito dovrà esserci il coinvolgimento di tutte le parti sociali, sicuramente le organizzazioni sindacali che rappresentano le decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori che sono occupati in questo settore”. 

Le reazioni dalle spiagge toscane

“Crediamo che tutto il settore balneare abbia bisogno una volta per tutte di regole certe” commenta il provvedimento Pieralba Fraddanni, segretaria generale di Filcams Cgil Livorno.

“Occorre una legge – dice – che regolamenti tutto il comparto e al contempo che tuteli da una parte le imprese, molte delle quali rappresentano un sistema turistico di qualità, e dall’altra si avvii un processo di salvaguardia occupazionale che garantisca continuità, formazione e quindi professionalità del personale stagionale con garanzie derivanti dall’applicazione dei contratti collettivi maggiormente rappresentativi. Questo processo deve necessariamente prevedere un percorso condiviso dalle Associazioni datoriali unitamente alle Organizzazioni sindacali e le Istituzioni.”

Sulla stessa lunghezza d’onda il segretario generale di Filcams Cgil Lucca, Massimo Dinelli, cui afferiscono tutte le spiagge della Versilia.

“Penso si debba procedere con la dovuta attenzione e la giusta cautela – dice – posto che sul tema riteniamo da sempre che una porzione importante di costa dovrebbe essere riservata alle spiagge libere e buona parte delle spiagge attrezzate ad una gestione pubblica”.

“Come al solito, però – prosegue – una gestione “all’Italiana” ha garantito privilegi ai gestori che per anni si sono arricchiti pagando canoni ridicoli; ma siamo altresì convinti che non si possa agire azzerando completamente ciò che è in essere, senza considerarne le conseguenze e solo per adeguarsi alle normative europee”.

Nella riviera versiliese sono presenti oltre 400 stabilimenti, molti dei quali a gestione familiare, in cui nell’ambito della stagione operano più di 1000 addetti che “devono obbligatoriamente conservare il diritto al mantenimento del posto di lavoro e del reddito – dice ancora Dinelli – attraverso provvedimenti mirati che vadano nella direzione di imporre ad eventuali nuovi gestori, vincoli di assunzione con diritto di precedenza”.

Un aspetto cui si chiede di prestare attenzione è anche quello degli investimenti che i gestori potrebbero disincentivare, a fronte di scadenze ravvicinate delle concessioni. “Senza la dovuta cautela rischieremmo di avere strutture non idonee alla salvaguardia della salute e sicurezza dei lavoratori, così come una certa preoccupazione rispetto al libero mercato, è dettata dalla possibilità di acquisizioni da parte di multinazionali che notoriamente mirano al profitto sfruttando il territorio senza perseguire la giusta considerazione per le risorse umane”. “Faremo la nostra parte – conclude – affinché non ci siano né vincitori né vinti, ma persone unite nell’intento di rispettare le regole e mantenere occupazione e reddito, per un lavoro ed un turismo di qualità sulle coste del nostro territorio”.