Ricordare, per resistere, ancora. A 80 anni dalla Liberazione dal nazifascismo l’involuzione della storia ci costringe a fare molto di più che mantenere vivo il ricordo dell’impegno e del sacrificio di partigiane e partigiani: ci chiede di riattivare, nel nostro presente, i principi fondamentali di quella lotta, di accenderli nelle nostre vite.
Quanto sembrava ormai lontano dal consesso democratico delle nazioni, l’inverosimile che pensavamo superato, ha ripreso a mostrarsi attraverso le guerre, la corrosione della democrazia, la limitazione delle libertà, le sempre più aspre discriminazioni, le ingiustizie sociali.
Il mondo delle destre non è più la compagine plateale che è stata respinta 80 anni fa nel quadro bellico mondiale, una macchia nera nettamente separata dai suoi opponenti nei Paesi dove è proliferata o è avanzata nel corso del conflitto. Oggi ha tanti volti, si esprime in modi diversi, si insinua nelle pieghe della società per fare arretrare, un passo alla volta, la marcia dei diritti civili; per consumare la stabilità raggiunta nel mondo del lavoro e logorare le certezze, rendendo sempre più profonda la distanza tra il potere e l’opulenza di una minoranza e, al polo opposto, il regime di sopravvivenza di una forza lavoro serrata tra flessibilità e precarietà.
Ma abbiamo sempre il patrimonio inestimabile della Liberazione, sappiamo quanto ha significato quella conquista, quali valori ha affermato: una forza alla quale continuare ad attingere per affrontare questi tempi.
Antifasciste e antifascisti, partigiane e partigiani ci hanno insegnato cosa significa Resistenza, un atto che non ha perso la sua virtù e la sua necessità.
Per una società libera e inclusiva, per un mondo del lavoro giusto, per il rispetto della dignità di tutte le persone, per la pace: oggi, come allora, diciamo ancora no al nazifascismo e procediamo uniti, saldi, consapevoli di poter fare ancora una volta la differenza.