Montegrotto, la chiusura dell’Hotel Augustus e le prospettive del turismo termale

Per qualcuno un fulmine a ciel sereno, per altri invece la crisi era nell’aria da qualche tempo. Ma, anche se alcuni dipendenti si sono allontanati in tempo e hanno trovato una nuova collocazione in altre strutture, la chiusura dell’Hotel Augustus di Montegrotto Terme lascia a casa una quarantina di lavoratrici e lavoratori.

Una difficoltà resa più aspra da quanto accaduto nel periodo appena lasciato alle spalle, due anni di FIS a causa del Covid. “Sono stati fermi molto tempo – racconta Marquidas Moccia, segretaria generale Filcams Padova – e in molti casi sono stati costretti a dare fondo ai propri risparmi per riuscire a superare il momento. Chi è rimasto poi non è stato licenziato e non è in condizione di fare richiesta della Naspi”.

Per tutti, ricollocati e non, la chiusura dell’hotel è accompagnata dalla mancanza dell’ultima mensilità e di una tranche di Tfr, non un dettaglio considerati i disagi economici degli ultimi anni.

Al centro di questo quadro denso di problemi c’è un’azienda che non risponde. “Non risponde ai lavoratori che hanno cercato un contatto diretto e non risponde alle organizzazioni sindacali”, spiega Moccia.

Fabilia Hotels&Resorts oltre alla struttura di Montegrotto Terme è proprietaria di altri alberghi, uno sempre in Veneto, a Jesolo, e gli altri in Trentino, Romagna e Puglia. Non è chiaro se la crisi dell’azienda spossa essere più estesa.

La vicenda dell’Augustus è parte del panorama di un territorio provato pesantemente dalle conseguenze della pandemia. “Prima le chiusure forzate e poi tutte le restrizioni che sono comunque seguite anche in fase di riapertura, tra costi aggiuntivi per le strutture e difficoltà a reperire personale, nel frattempo migrato in altri settori”.

L’emergenza sanitaria ha interrotto bruscamente il dibattito che era in corso sullo sviluppo del settore turistico, con una attenzione particolare al bacino termale, racconta la segretaria Filcams. “La stagionalità è stata sempre un argomento all’ordine del giorno: l’intenzione era quella di pensare a un progetto complessivo per il territorio, provando a costruire una capacità di accoglienza che andasse oltre i momenti di picco e superasse il criterio abituale di stagionalità”.

La collocazione del bacino termale – a un passo da Venezia, da Padova e dal parco dei Colli Euganei – è strategica e favorirebbe lo sviluppo di un turismo destagionalizzato.

“Oggi vorremmo riprendere questo discorso e tornare a parlare di rilancio del turismo, con tutto l’indotto che produce sul territorio – conclude Marquidas Moccia – perché questo nostro territorio è veramente una ricchezza. Ma ci vuole più di un tavolo di crisi per la situazione dell’Augustus: quello di cui abbiamo bisogno è un tavolo regionale che affronti il tema del turismo in senso più ampio, per guardare in prospettiva a una crescita del settore”.