Imprese: Istat, tra le medio-grandi una su 2 vende all’estero

Il 57,8 % delle imprese dell’industria e dei servizi con almeno 3 addetti svolge la propria attivita’ esclusivamente su un mercato locale; circa una su cinque amplia il suo raggio di azione al mercato nazionale e una quota di poco superiore si affaccia anche sui mercati esteri. Lo rileva l’Istat nel primo report sulle imprese precisando che tale risultato medio sintetizza comportamenti diversi in termini sia di dimensione aziendale sia di attivita’ economica.

Sotto il primo profilo, si osserva un evidente aumento dell’importanza dei mercati nazionali e soprattutto esteri al crescere della dimensione aziendale: tra le imprese di medie (50-249 addetti) e grandi dimensioni (250 addetti e oltre) quasi una su due si affaccia su mercati internazionali, una strategia analoga e’ adottata da poco piu’ di un’impresa su tre tra le piccole (10-49 addetti) e da meno di una su cinque tra le micro (3-9 addetti). Per quest’ultima fascia dimensionale, la cui ampiezza rappresenta uno dei tratti caratteristici del sistema produttivo italiano nel contesto europeo, l’attivita’ estera rappresenta un elemento di grande rilevanza, che riguarda poco meno di 100 mila unita’ nella sola manifattura.
Guardando i settori di attivita’ economica il settore del commercio risulta maggiormente polarizzato tra mercato locale (57,8%) e mercato internazionale (24,2%).

Anche nel terziario, comparto nel suo complesso caratterizzato da una minore esposizione sui mercati esteri, vi sono settori quali le attivita’ alberghiere, la ricerca scientifica e il trasporto aereo in cui quote di imprese comprese tra 48 e 54% operano su mercati internazionali. Per contro, i servizi di assistenza sociale e sanitaria e, in generale, quelli piu’ direttamente legati alla cura delle persone hanno mediamente un raggio di azione limitato. Circa il 40% delle imprese dell’industria e dei servizi dichiara di avere come clienti finali soprattutto le famiglie, mentre il rimanente 60% si rivolge ad altre aziende, alla pubblica amministrazione, al settore agricolo o a istituzioni non profit. Coerentemente con il tipo di attivita’ svolta, le imprese del commercio e degli altri servizi si rivolgono in misura maggiore alle famiglie (con quote mediamente intorno al 50%) rispetto a quelle dell’industria in senso stretto e delle costruzioni (15,8 e 30,3%).

All’interno del terziario si riscontrano situazioni molto diverse; nei settori dell’assistenza e nel commercio al dettaglio oltre l’80% delle imprese si rivolge principalmente alle famiglie mentre, all’estremo opposto, settori come le attivita’ di ricerca scientifica e di consulenza hanno come principali clienti altre imprese o istituzioni. Anche fattori come la maggiore dimensione di impresa, l’appartenenza ad un gruppo e il rivolgersi al mercato nazionale o estero sono associati a una maggiore incidenza di imprese che si rivolgono ad altre unita’ produttive (circa l’80% tra quelle che si rivolgono a mercati sovraregionali), a testimoniare un loro maggior coinvolgimento in catene del valore nazionali e internazionali.

(da IlMondo.it)